Giorgiana … On My Mind

16 Mag 2025 | Materiale resistente

Quel 12 maggio 1977 Giorgiana, 19 anni, era in piazza come tanti altri giovani per partecipare al sit-in organizzato dal partito radicale per il terzo anniversario della vittoria del referendum sul divorzio ma soprattutto per dire che non ci stava alle limitazioni alla libertà di manifestare che Cossiga, all’epoca ministro degli interni, aveva introdotto a Roma e nel Lazio come sedicente misura antiterrorismo. Marco Pannella, ostile alla legislazione emergenziale e restrittiva proposta dal governo in carica, decise di confermare la manifestazione.

Oltre ai simpatizzanti del partito radicale, alla protesta si unirono frange della sinistra extraparlamentare e alcuni membri dell’Autonomia Operaia. Presto iniziarono gli scontri tra i cinquemila agenti in tenuta antisommossa e parte dei manifestanti che con il proseguire delle ore divennero sempre più duri. Intorno alle 19 la situazione si fece critica nonostante l’intervento di alcuni parlamentari che cercarono di mediare tra polizia e dimostranti per permettere a quest’ultimi di evacuare le zone coinvolte dai tumulti. Circa un’ora dopo Giorgiana Masi veniva colpita alle spalle da un proiettile calibro 22. Morì sul colpo.

Subito partirono le accuse reciproche. Cossiga e altri membri delle istituzioni affermarono in modo sibillino che Giorgiana era vittima di “fuoco amico”. Molti manifestanti invece dissero che tra la forze dell’ordine vi erano agenti in borghese armati di pistola che avevano sparato sulla folla. Nonostante il rifiuto delle pubbliche autorità di accettare questa versione dei fatti alcune foto (tra cui quella celebre scattata da Tano d’Amico all’agente Giovanni Santone) dimostrarono che quel giorno effettivamente c’erano diversi poliziotti in abiti civili che impugnavano armi da fuoco.

Le inchieste che seguirono non portarono ad individuare l’assassino di Giorgiana.

Oggi Giorgiana resta un simbolo della libertà d’espressione e del diritto a manifestare le proprie idee.

Cronache Ribelli

L’inverno passava qualcuno di lìIl nastro girava, suonava LillyGirava il pallone, lo stadio impazzìLa voce tremava, l’inverno finì

E poi primavera, e qualcosa cambiòQualcuno moriva, e su un ponte lasciòLasciò i suoi vent’anni e qualcosa di piùE dentro i miei panni, la rabbia che tu

Da sempre mi dai, parlando per meScavando nei pensieri mieiGuardandomi poi dall’alto all’ingiùE forse io valgo di più

L’estate moriva, Bologna tremòLa dalia fioriva e la gente pensòDei tanti domani vestiti di jeansChiamandoli strani, ma non fu così

E quando m’incontri se pensi di meTu sappi che il sole che splende è per teE il grano che nasce e l’acqua che vaÈ un dono di tutti, padroni non ha

E il grano che nasce e l’acqua che vaÈ un dono di tutti, padroni non ha